Chiara Vigo: l'ultimo Maestro del bisso
Ponenti, levanti, maistu e gregali,
pigai s’anima mia e ghettaincedda a fundali,
chi sia’ sa vida mia po essi, pregai e tessi...
Chiara Vigo è considerata l’ultimo Maestro della lavorazione del bisso, un pregiatissimo tessuto definito da molti la “seta del mare” o il “filo dell’acqua”.
Il Maestro è la persona che si mette al servizio dell’umanità, perpetuando un’arte sacra. Si distingue da un artigiano perché
né la sua pratica né le sue opere possono essere vendute o comprate ma solo regalate divenendo Patrimonio dell' Umanità. Ben lo sanno i 54 musei del mondo - tra cui il Louvre ed il British Museum - che hanno ricevuto in dono un capolavoro di bisso tessuto dalla stessa Chiara Vigo o da sua nonna Leonilde Mereu da cui il Maestro ha ereditato questo grande sapere.
Come spiega la stessa artista - che vive ed esegue le sue creazioni a Sant’Antioco - per “costruire” un’opera ci vogliono dai due ai cinque anni perché il suo lavoro si adatta alla tempistica del mare che a volte decide di regalare la materia prima e altre volte decide di non offrire questo prezioso materiale. Segreto di un Maistu è quello di rispettare le leggi della Natura accogliendo i suoi regali quando vengono donati.
Da dove arriva il bisso?
Si tratta di un filamento che viene rilasciato dalla Pinna nobilis, il più grande mollusco bivalve del Mediterrraneo che vive fino a ventitré anni e riesce a raggiungere anche un metro e venti di altezza. Il mollusco - conosciuto più comunemente come “nacchera” - è una specie protetta e ne è assolutamente vietata la pesca. Inoltre, per essere maneggiato l’animale deve avere almeno dodici anni di vita. Il Maistu e Pannu (il maestro di tessuti) esegue personalmente l’estrazione del bisso, nello Stagno Cirdu di Sant’Antioco, durante la luna di maggio quando scirocco e levante si sostituiscono ai venti di alta (maestrale, grecale, libeccio e ponente) permettendo un aumento della temperatura dell’acqua e un cambio delle correnti che rendono più morbido il fondo. Questo fenomeno favorisce lo spostamento dell’animale dal fondale, il recupero del filamento, con uno speciale strumento, e la collocazione nella sua posizione originale senza che esso venga danneggiato. Vestita con una tunica bianca di lino, dà vita a un vero e rito propiziatorio che consiste nel recitare delle preghiere in aramaico. Subito dopo, l’immersione in apnea, a una profondità di dodici metri, per prelevare il prezioso. Saranno necessarie circa duecento immersioni per ottenere solo trecento grammi di bisso grezzo che una volta pulito si ridurranno a trenta grammi ovvero quattordici metri di filo lungo e robusto reso elastico e più lucente dal succo di limone.
La vera alchimia si ha quando quell’insieme di fibre, apparentemente insignificanti, vengono trasformate dalle mani esperte e rapide di Chiara in un lungo filo bruno che, esposto alla luce del sole, diventa dello stesso colore dell’oro. Come un re Mida, Chiara Vigo converte il grezzo in oro ma per farlo ha bisogno di un processo più lungo che mostra con grande passione a tutti i visitatori e ai bambini che vorranno andarla a trovare presso la sua bottega - museo.
Non è solo la sua Arte ad avere un valore; è anche la sua anima che regala molto di sè a chiunque decida di prendere qualcosa da lei. Entrare nel suo mondo è come far parte del filo o della trama che lei stessa intesse per i visitatori cedendone spesso un pezzetino da portare via e spesso - come nel caso della sottoscritta - rappresenterà il filo perso che ricondurrà alla propria anima. Tanta spiritualità è contenuta in quest’arte. Chiara si alza alle tre del mattino e prega per la pace del mondo.
Entrare nel suo spazio significa accedere a un luogo arcaico fatto di brebus, erbe sarde e tanta sapienza. E’ vivere un’esperienza indimenticabile e irripetibile perché ogni visita è diversa dalle altre; è unico il suo modo di relazionarsi ad ogni visitatore. Solo andando a trovarla si può comprendere l’arazzo che Chiara ha intessuto dentro sé e che viene trasmesso ormai da trenta generazioni.
Un bosco per Kyoto, Cavaliere della Repubblica Italiana, Medaglia d’oro per l’imprenditoria femminile ed altri riconoscimenti le sono stati assegnati nel corso degli anni, ma le benemerenze più importanti sono arrivate dalle più prestigiose trasmissioni e riviste internazionali, tra cui The National Geographic, che hanno parlato a lungo della sua maestria. Le sono persino arrivati delle proposte in denaro per le sue opere che lei ha dignitosamente rifiutato perché l’opera di un maestro può essere solo regalata. Oggi Chiara Vigo è candidata all’Unesco come bene immateriale ma il suo Museo è a rischio chiusura perché non gli viene dato il giusto valore. Così, in attesa che le Istituzioni valorizzino l'inestimabile tesoro, il suo caso è approdato sul sito "www.buonacausa.org" dove è possibile sostenere il Museo con un piccolo contributo attraverso l'iniziativa If the world wants.
La sua opera più rappresentativa e che le è valsa la medaglia d’oro è Il leone d’oro, costruito nel 1996 che dedica alla donna che come il leone, dorme al buio ma alla luce diventa oro e difende tutto ciò che c’è di buono e sacro. Un grande reperto che racchiude dentro una forte emozione e un pezzo di storia perché costruito con un pezzo di bisso che sua nonna aveva pescato nel 1938.
La lavorazione del bisso risale a circa diecimila anni fa e proviene dalla Mesopotamia. La Bibbia fa riferimento al prezioso tessuto che vestiva re e sacerdoti e parla anche delle Donne Acqua che hanno tramandato oralmente, i formulari segreti della sua lavorazione, difendendoli a costo della loro vita. In Sardegna, il bisso, arrivò proprio con una di queste donne magiche: l’affascinante e ammaliante principessa Berenice di Cilicia. Si trattava dell’amata di Tito Flavio Vespasiano che, una volta salito al trono, la rimandò in Palestina perché non era gradita dal popolo romano per via delle sue origini ebraiche. Purtroppo, dopo la storia d’amore con un romano, neanche nella sua terra madre la accolsero benevolmente accusandola di aver commesso un grosso sacrilegio ed esiliandola a Sulky, l’attuale Sant’Antioco anche la città più antica d'Italia, dove trasmise la sua arte alle donne del luogo.
Un lungo filo setoso che partendo da Berenice è arrivato fino ai tempi nostri e che verrà prolungato ancora quando il Maestro del bisso deciderà di trasmettere le cinque leggi segrete a un’altra Donna Acqua tramite il rituale di Su Giuramentu o il “giuramento dell’acqua”. Semmai non ci dovesse essere nessuna ad accogliere nell’anima questo grande compito, Chiara scioglierà il suo giuramento buttando a mare il fuso e l’anello che hanno accompagnato il suo operato e restituendo al mare la sapienza di milioni di anni.