Il primo sciopero d'Italia
Procurade e moderare,
Barones, sa tirannia,
Chi si no, pro vida mia,
Torrades a pe' in terra!
Declarada est già sa gherra
Contra de sa prepotenzia,
E cominzat sa passienzia
ln su pobulu a mancare
(Francesco Ignazio Mannu -
Su patriottu sardu a sos feudatarios)
Il primo sciopero della storia europea, in materia di lavoro, ebbe luogo a Buggerru, il 2 settembre del 1904. Fu anche il primo sciopero italiano, scatenato dalle penose condizioni in cui erano tenuti i minatori che lavoravano nelle miniere di calamina, blenda e galena appartenenti alla società anonima francese “Malfidano”. Tutto in realtà era di proprietà dell’impresa francese: i pozzi, la laveria, la scuola, le case, le terre e la stessa vita degli oltre duemila minatori a cui veniva negato anche il diritto di curarsi e avere un tetto.
Le condizioni di lavoro a cui erano soggetti rasentavano la schiavitù. Non esisteva un giorno di riposo settimanale e i turni potevano arrivare alle dodici ore giornaliere. Non vi era alcun contratto di lavoro. Si poteva essere licenziati, multati o puniti dai caporali che talvolta prendevano di mira i lavoratori più sindacalizzati. Tutti gli strumenti di lavoro inoltre, dovevano essere acquistati dagli stessi minatori, persino l’olio per la lampada. Il salario giornaliero percepito oscillava dagli 0,80 centesimi alle 2 lire, somme a dir poco vergognose se si pensa che un chilo di pane costava 0,30 centesimi, un litro di olio 1,25 lire, un chilo di zucchero 1,50 lire e un chilo di caffè 2,80 lire.
La goccia che fece traboccare il vaso fu l’ordine di anticipare al primo di settembre l’orario invernale che riduceva le ore di riposo da tre a due. Si costituì per l’occasione una Commissione operaia che portava la voce dei minatori stanchi dei sopprusi e delle vessazioni della società. Alcuni portavoce conferirono direttamente con il Direttore Achille Georgiades esprimendo la necessità di avere tre ore di riposo per via del caldo eccessivo e mostrando perplessità rispetto al nuovo orario che li avrebbe costretti a lavorare un’ora in più.
Georgiades rimase indifferente alle richieste dei lavoratori e ottenne per tutta risposta la paralisi totale dell’attività dei pozzi, delle miniere, delle laverie e delle officine che rimasero deserte mentre una folla sempre più numerosa si dirigeva verso la piazza dell’abitato. Era la prima volta che veniva interrotto il lavoro.
La società francese, che non si aspettava un affronto del genere, chiese l’intervento del governo che il 4 settembre inviò da Cagliari due compagnie del 42° reggimento di fanteria che si trovarono davanti una folla silenziosa, orgogliosa e fiera. Inutili le minacce che si convertirono in spari e che costarono la vita a quattro minatori.
Il 7 di settembre il lavoro riprese con la concessione, da parte della società, di tre ore di riposo. Lo sciopero, che aveva il sapore dolce amaro della vittoria, servì a risvegliare le coscienze e a creare un precedente. In segno di solidarietà per l’accaduto fu indetto il Primo Sciopero Generale in tutta Italia che paralizzò ogni settore e che ebbe ripercussioni anche in Europa dato che fu il primo in cui si denunciavano le situazioni precarie della vita lavorativa.