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Il riccio di mare

Il riccio di mare, conosciuto scientificamente con il nome di Paracentrotus lividus, è considerato in Sardegna un piatto prelibato. Il sardo ama mangiarlo come condimento per gli spaghetti insieme a prezzemolo, aglio, olio, e pomodorini freschi anche se molti preferiscono mangiarli crudi con un po’ di limone sopra.

 

Attenzione però a prendere quelli giusti! Gli stessi sardi vi spiegheranno che il riccio buono è “il riccio femmina” mentre il “riccio maschio” no esti bonu (non è buono). Quello popolarmente individuato come “la femmina” ha un colore

tendente al violaceo e lo si trova soprattutto sotto le rocce, mentre rimane più scuro “il maschio”. Si crede comunemente che ciò che si mangia siano le uova ed è per questo motivo che viene identificato con il sesso femminile tenendo conto anche dell’abitudine a decorarsi con materiale marino come pezzi di conchiglia, alghe, etc.

 

In realtà, non esiste una distinzione tra i due sessi in tema di ricci in quanto gli spinosi amici del mare sono ermafroditi e il colore che li contraddistingue è dovuto al fatto che si tratta di due specie diverse, la prima conosciuta come Paracentrotus lividus e la seconda come Arbacia lixula. In realtà non si  decora, come si crede comunemente, ma si protegge con tutto ciò che trova nei fondali perché non ama tanto la luce. Inoltre, la parte arancione che viene mangiata, credute le uova del bivalve, è in realtà l’apparato sessuale dell’animale. La riproduzione avviene senza accoppiamento: le uova vengono deposte in acqua e vengono successivamente fecondate dal seme maschile.

 

Si tratta di una specie protetta che la Regione Autonoma della Sardegna tutela con norme molto restrittive.

Per pescare il riccio di mare è necessario essere iscritti al registro dei pescatori marittimi o essere subacquei professionisti. Anche chi esercita la pesca come hobby può prelevarne fino a un massimo di 50 al giorno.

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La pesca professionale deve essere obbligatoriamente realizzata dall’imbarcazione con un’attrezzatura adeguata e non oltre le tre del pomeriggio. Non si possono pescare ricci di taglia inferiore ai cinquanta millimetri (esclusi gli aculei) e se ne possono prelevare fino a 3.000 unità al giorno.

Prima dell’inizio dell’attività di pesca si deve compilare  il “giornale di pesca del riccio di mare” che va ritirato giornalmente presso il Servizio Pesca e Acquacoltura o presso l’agenzia Laore Sardegna.

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Di anno in anno, la Regione Sardegna fissa la tempistica della pesca che solitamente va dal mese di novembre al mese di aprile o maggio. Nel resto dei mesi vige il fermo biologico per garantirne la riproduzione.

 

In tutto il territorio sardo sono presenti 180 pescatori autorizzati di cui il 40% risiede ad Alghero dove ogni anno si svolge la Sagra del riccio di mare. E’ proprio nella “piccola Barcelona” che, nel 2010, presso l’Ufficio Brevetti e Marchi del Ministero dello Sviluppo Economico si è registrato lo slogan "Alghero, città del riccio di mare d’Italia".

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Questi importanti echinodermi hanno dato un grandissimo contributo alla Scienza sia in materia di fecondazione che in materia di embriologia sperimentale. Già dal XIX secolo si riuscì a dimostrare la totipotenza delle cellule staminali che hanno la possibilità di dare origine a qualsiasi cellula del corpo; una scoperta importantissima rispetto ai problemi legati alla fertilità e alla cura di molte malattie genetiche, molto diffuse in Sardegna.

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