Il Fil'è ferru é un'acquavite di origine sarda.
Ha una gradazione superiore ai 40 gradi e il suo nome che letteralmente significa “filo di ferro” deriva dall'uso di un tempo di nascondere sotto terra gli alambicchi artigianali e segnalarli con uno o piú fili di ferro conficcati sul terreno.
L'usanza fu adottata in seguito ad una legge, introdotta durante il Regno d'Italia, che ne vietava la produzione.
Nel centro Sardegna viene chiamata abbardente (acqua che arde) e si può facilmente capire il perché.
Oggi viene usata come digestivo e molti produttori la aromatizzano con i sapori sardi. E' considerata un prodotto tipico della Sardegna perché viene prodotta in tutta l'isola.
sorgono È IL CENTRO GEOgrafico DELLA SARDEGNA
40°0'2"N 9°6'57"E
Nel 2006 il Tribunale di Hannover, in Germania, ha condannato a sei anni di reclusione, anziché a otto, un uomo sardo emigrato in Germania per aver sequestrato, violentato e drogato la sua fidanzata per ben tre settimane.
Ciò che ha fatto discutere per diverso tempo la società sarda, oltre alla violenza sulla donna, è stato il fatto che il giudice tedesco ha concesso un’attenuante all’imputato in quanto “sardo”.
Come recita la sentenza "si dovevano tenere conto delle particolari impronte culturali ed etniche dell’imputato. E’ un sardo. Il quadro del ruolo dell’uomo e della donna, esistente nella sua patria, non può certo valere come scusa, ma deve essere tenuto in considerazione come attenuante". Un verdetto che ha offeso l’intera popolazione sarda identificandola come incivile e arretrata. Molti sono stati i suggerimenti al giudice di Hannover prevenuti dalla Sardegna, tra i quali presentare delle scuse o farsi una vacanza in Sardegna per rettificare il suo arretrato pensiero.
vennero realizzati con una tecnica molto utilizzata in Italia fino al Cinquecento.
Tanti i quesiti senza risposta. Perché la faccia è stata dipinta di nero? Perché successivamente si è deciso di coprirli con dell’intonaco? E chi è il pittore?
Domande degne di Agatha Crhistie la quale sicuramente avrebbe trovato delle semplici risposte senza creare troppi allarmismi dato che probabilmente si tratta di una reazione chimica dell’ossido utilizzato per colorare gli affreschi.
A Oristano, nel 2015, sono stati scoperti degli
affreschi che riproducono due angeli neri.
I due spiriti celesti, trovati nella chiesa di San Giovanni dei Fiori, raffigurano un angelo che regge un vassoio con la testa del Battista decapitato e l'altro che tiene tra le mani una spada e una palma.
Rimasti per secoli coperti da un altro affresco, dipinto a tempera che ritraeva i volti di altri santi,
Conosciuto come porceddu è ormai diventato uno dei piatti più gettonati della cucina sarda.
In passato, veniva cucinato sotto terra perché era molto comune l’abigeato: si tendeva a rubare un maiale di piccola taglia perché dava meno nell’occhio, lo si avvolgeva in piante aromatiche – principalmente nel mirto – e si scavava una buca in terra sopra la quale, una volta ricoperta con il bottino dentro, veniva acceso il fuoco.
In questo modo il ladro riusciva a cucinare indisturbato il succulento piatto e mangiarsi le tracce.
In alcuni paesi della Sardegna questo tipo di cottura viene ancora praticata sempre più spesso per impressionare i turisti che rimangono affascinati tanto dalla curiosa tecnica usata quanto dal sapore della carne impreziosito dalla lentezza richiesta dall’arrostitura.