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Procurad 'e moderare

Procurad'e moderare,
Barones, sa tirannia,
Chi si no, pro vida mia,
Torrades a pe' in terra!
Declarada e' già sa gherra
Contra de sa prepotenzia,
e cominza' sa passienzia
In su pobulu a mancare


(Francesco Ignazio Mannu)

 

Popolarmente conosciuto con il nome di Procurade ‘e moderare  è considerato l’inno dei Sardi. In realtà, il titolo corretto del canto è Su patriota sardu a sos feudatarios.

 

Fu composto dal nobile Francesco Ignazio Mannu durante i moti rivoluzionari antifeudali iniziati nel 1793. Il canto, pubblicato clandestinamente a Sassari – e non in Corsica come si crede –venne cantato per la prima volta il 28 aprile del 1794 quando il popolo sardo riuscì a cacciare dall’isola il vicerè sabaudo. La viene ogni anno ricordata con l'iniziativa Sa die de sa Sardigna.

In molti hanno ribattezzato il canto come “la Marsigliese sarda” attribuendo al suo compositore intenzioni antimonarchiche, mentre in realtà chi lo compose era un magistrato, impiegato del Regno, che denunciava il centralismo ottuso del governo sabaudo il quale aveva ignorato l’autonomia politica del Regno di Sardegna, aveva sminuito la difesa militare dell’isola e continuava a occupare nell’amministrazione pubblica della Sardegna impiegati piemontesi e non i sardi. Questi ultimi infatti non avevano la possibilità di avere un ruolo attivo nello stato sabaudo inoltre c’era stato un’attacco da parte dei francesi che aveva lasciato indifferente il viceré piemontese ma che si era risolto con la convocazione degli stamenti militari da parte dei nobili sardi in cui si era deciso di arruolare quattromila volontari.   

 

Il canto, modellato sulla base dei gosos, è scritto in lingua sarda con la variante logudorese ed è formato da 47 ottave di ottonari, per un totale di 376 versi.  E’ curioso notare che le prime traduzioni del canto furono in lingua inglese (Endeavor to moderate...) nel 1849 e in lingua francese (Songez à modérer...) nel 1864. In italiano fu tradotto solo dopo il 1865, data in cui fu pubblicato per la prima volta da Giovanni Spano, e venne tradotto dal poeta Sebastiano Satta. Esiste anche una versione in tedesco che risale al 1979.

 

Si ripercorrono in esso le principali vicende del “triennio rivoluzionario sardo” che avevano vanificato il progetto di riforma autonomistica da realizzare all’interno dell’istituto monarchico che era ben lontano dal porsi contro di esso anche se il componimento si convertì in una vera e propria arma propagandistica divenendo tra il 1794 ed il 1796 il grido di protesta del popolo sardo contro i feudatari piemontesi. Il primo verso Procurade ‘e moderare, Barones, sa tirannia (cercate di moderare, baroni, la tirannia) trova l’exploit nell’ultimo Cando si tenet su bentu est precisu bentulare (quando tira il vento favorevole allora si deve separare il grano dalla pula).

 

Le espressioni giuridiche, concepite dalla mente colta del Mannu, si mescolano nel componimento ad espressioni popolari, proverbi, modi di dire e immagini tipiche appartenenti al mondo agropastorale, per questo motivo il popolo lo ha sentito proprio fin dalla sua apparizione. Un miscuglio di linguaggi che sembra esprimere solidarietà delle classi illuminate nei confronti dell’oppresso e l’ingiustizia che quotidianamente subiva. 

 

Ancora oggi viene cantato dai sardi con grande passione, la stessa per cui si pensava fosse stato concepito. Viene considerata l’unica opera in cui i sardi appaiono finalmente come popolo e dove la voce di tutti diventa unica. L’incipit "Procurade 'e moderare" viene attualmente utilizzato come ammonimento a chi eccede nella prepotenza.

 

Col tempo è stato interpretato dai volti più popolari della musica sarda, tra i quali Maria Carta, Tazenda, Maria Teresa Cau, Piero Marras, Elena Ledda, Kenze Neke, Cordas et Cannas, Tenores di Neoneli e da noti artisti di fama nazionale, Dario Fo, Francesco Guccini, Luciano Ligabue e Angelo Branduardi, Elio delle Storie Tese, Francesco Baccini.

 

Nel 1843 fu sostituito da S'hymnu sardu nationali, composto da Vittorio Angius, conosciuto anche con il titolo di Cunservet Deus su Re, nel quale si mostra eccessiva riverenza nei confronti del Regno sabaudo.

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Fonti:

Carta Luciano, Francesco Ignazio Mannu. Su patriota sardu a sos feudatarios, CUEC Editrice, 2006

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