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I pozzi sacri

In Sardegna si contano circa sessanta fonti sacre e templi a pozzo.

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Lo schema di base, comune a tutti, presenta tre elementi essenziali: un vestibolo contenente l’acqua, una scalinata, con un numero variabile di gradini, e una cupola circolare a tholos che ricopre il pozzo sottostante associato da molti studiosi alla forma pressoché identica della sala ogivale del nuraghe.  È proprio al periodo fiorente delle millenarie costruzioni che risalgono i pozzi sacri anche se la loro datazione crea malumori tra i vari studiosi alcuni dei quali li ascrivono al XIII secolo a.C.

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Vista dall’alto, la figura del pozzo ricorda la toppa di una chiave: la forma circolare del pozzo sembra abbracciare la figura trapezoidale della scala, il tutto è contenuto in un muro circolare che delimita

l’area sacra. Qualcuno associa la sua forma all’ankh egiziano, il simbolo della vita.

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L’Archeologia dello storico Giovanni Lilliu ne catalogava due tipi. A un primo gruppo apparterrebbero i templi a pozzo dalle forme rozze, costruiti con conci irregolari appena lavorati, mentre di un secondo gruppo ne farebbero parte i pozzi sacri costruiti con pietre perfettamente squadrate la cui facciata presenta motivi di stile geometrico che ritroviamo anche nelle copiose ceramiche rinvenute presso la maggior parte dei siti archeologici della Sardegna. I recenti studi hanno aggiunto un’ulteriore classificazione che somma alle prime due una terza tipologia di pozzi sacri che si contraddistinguono per la minuziosità di lavorazione e per la loro precisione geometrica probabilmente progettati da grandi conoscitori di Astronomia, Architettura e Geometria.

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Il pozzo di Santa Cristina (Paulilatino) è un chiaro esempio di quest’ultima classificazione. Risalente al XI secolo a.C., ancora oggi, continua a stupire i numerosi visitatori che non riescono a spiegarsi la grandiosità e la perfezione della sua architettura rapportandola a un’epoca in cui i mezzi erano scarsi. Si può solo ipotizzare che l’impeccabile squadratura dei conci fosse data dalla perforazione di grossi macigni che venivano riempiti d’acqua la quale gelando, durante l’inverno, produceva lo scoppio della pietra e quindi un taglio netto. Anche gli Egizi utilizzavano questo metodo. Qualcun altro ipotizza invece l’utilizzo di cunei di legno, infissi sulla presunta linea di taglio che, una volta bagnati, si dilatavano producendo così la spaccatura perfetta della roccia.

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Il monumento di Santa Cristina rappresenta un vero e proprio gioiello del territorio sardo perché, oltre alla bellezza che mostra, è quello che tra tutti fornisce maggiori elementi dal punto di vista archeologico e architettonico. L’Archeoastronomia lo reputa addirittura un importante osservatorio astronomico dedicato alla Luna. A conferma di ciò, numerosi studi e calcoli geometrici hanno permesso di prevedere la visita dell’astro che puntualmente si riflette sull’acqua del pozzo ogni diciotto anni e sei mesi. Nel 2025 si potrà assistere, ancora una volta, a questo evento che non è l’unico fenomeno al quale oggi si può assistere. Chi visita il sito durante il solstizio d’estate può sorprendentemente vedere sulla parete il riflesso della propria ombra capovolta. Purtroppo, altri fenomeni a cui assistevano gli antichi, quali il riflesso del sole nelle acque sacre durante l’equinozio di autunno e inverno, oggi non sono più osservabili per via della diversa inclinazione dell’asse terrestre.

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Sul loro utilizzo ci sono varie ipotesi.

La teoria che sembrerebbe convincere maggiormente un po’ tutti gli studiosi è quella che vede il pozzo come luogo di culto delle acque accreditata da svariati ex-voto di ceramica e di bronzo rinvenuti presso gli stessi pozzi. Si tratta di piccole statue testimoni del potere curativo dell’acqua: molte di esse indicano la parte del corpo malata con la mano mentre altre raffigurano dei volti doloranti. Anche i toponimi, tramandati per millenni e giunti fino a noi, agevolano questa credenza: Mitza Salamu (sorgente della salute), Funtana de is dolus (fontana delle malattie), Sos malavidos (i malati) sono solo alcuni dei nomi delle antiche fonti sarde tanto decantate dagli autori classici per le loro proprietà terapeutiche legate principalmente alla guarigione di fratture ossee e infezioni agli occhi.  

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All’acqua era dunque affidato l’importante compito di guarire gli infermi ma anche quello di punire chi veniva sospettato di tremendi reati tra cui labigeato. Presso i pozzi sacri infatti, si svolgeva il rituale dell’ordalia per il quale il sospettato veniva immerso nell’acqua calda che, se sopportata, riusciva a dimostrare la sua innocenza in caso contrario la colpevolezza veniva comprovata dal sopraggiungere della cecità dell’accusato.

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Tra le tante ipotesi vi è anche la credenza che tale pena fosse inflitta dal Dio Toro abbondantemente rappresentato dalle teste taurine scolpite sulle facciate dei templi, dai bronzetti rinvenuti presso le aree nuragiche e dalla stessa forma che ritroviamo anche nell’esedra delle tombe dei giganti. Alcuni studiosi sostengono che il tempio fosse invece legato al culto della Grande Madre e dell’acqua, considerata un bene prezioso fin dall’antichità e che rappresentava la rinascita e la Luna stessa.

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Un interessante tempio a pozzo si trova a Santa Vittoria (Serri) - una delle aree nuragiche più grandi della Sardegna - dove oltre al pozzo dai blocchi perfettamente squadrati, sopravvivono ancora numerose abitazioni: probabilmente antiche cumbessias che ospitavano i pellegrini durante le feste religiose. Il pozzo di Santa Vittoria è molto simile per tipologia e proporzioni alla fonte sacra Su Tempiesu (Orune), scoperto nel 1953 in occasione di alcuni lavori svolti dal proprietario del terreno. Il tempietto conserva una tettoia a doppio spiovente che probabilmente era presente anche nel tempio di Santa Vittoria.

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Simile al caso di Santa Vittoria di Serri è l’area sacra di Matzanni (Vallermosa) che restituisce al visitatore tre templi a pozzo di diverse tipologie, posti a una cinquantina di metri l’uno dall’altro. Vicino ad essi un villaggio nuragico di poche capanne e le cumbessias dove probabilmente si compiva il rito dell’incubazione.   

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Curioso è il caso del tempio a pozzo Cuccuru is Arrius (Cabras) situato in un piccolissimo isolotto che vanta una vasta area pre-nuragica riutilizzata successivamente da nuragici e romani. L’area doveva essere di notevole importanza dato che non lontano da essa sono stati ritrovati i Giganti di Mont’e Prama

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Grande importanza doveva rivestire l’area di Su Gremanu (Fonni) dove oltre al ritrovamento di un pozzo è stato scoperto l’unico acquedotto nuragico che canalizzava le acque sorgive destinate a un primo tempio circolare a monte dal quale si diramava il sistema di canalizzazione a servizio del villaggio che comprendeva più di cento capanne e una vasca per le abluzioni. Nel santuario è presente anche un tempio a megaron. Pare fosse un santuario dedicato proprio al culto delle acque.

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Un altro territorio sfruttato fin dalla notte dei tempi per via della copiosità delle acque è Sardara, noto oggi per le sue frequentatissime terme. All’interno dell’area sacra di Sant’Anastasia troviamo ben quattro templi a pozzo uno dei quali fu inglobato nella chiesetta bizantina e oggi rappresenta un ottimo esempio di sincretismo religioso.

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Il pozzo sacro Funtana Coberta (Ballao) è diventato un caso internazionale dato che l’archeologa bulgara Dimitrina Džonova, nel 1983, ha rilevato sorprendenti analogie, in struttura e grandezza, con il tempio di GÇŽrlo in Bulgaria.

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Atipico è invece il tempio a pozzo Sa sedda e sos carros (Oliena). Sorprende di questo tempio sia la struttura diversa da tutte le altre che la sua posizione, alle pendici del Monte Corrasi, che offre attualmente la possibilità di fare un bellissimo trekking.

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Fonti:

Moravetti Alberto, Il Santuario nuragico di Santa Cristina. Carlo Delfino Editore, Sassari, 2003;

Usai Emerenziana, Dall'archeologia dell'acqua: canali, vasche, piscine, pozzi...  Università degli Studi di Sassari 2009/2010

Durante il solstizio d'estate, nel pozzo sacro di Santa Cristina - a Paulilatino - si può vedere riflessa la propria ombra capovolta...

Probabilmente presso i pozzi e i templi sacri si compiva il rituale dell'acqua, ritenuta sacra perché capace di curare ossa e infezioni agli occhi...

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