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I Fenicotteri rosa - Sa genti arrubia

Uccelli mai veduti, grandi, con le ali iridate,

si sollevarono dallo stagno, come sgorgassero dall’acqua e disegnarono sul cielo una specie di arcobaleno:

forse un miraggio...

 

   (Cosima - Grazia Deledda)

Il suo nome scientifico è Phoenicopterus roseus ed è un uccello caratterizzato dal piumaggio rosa arricchito da varie piume nere poste nella parte inferiore dell’ala.

Il termine è di provenienza greca e significa “ala di porpora”. In lingua sarda l’insieme dei fenicotteri viene chiamato affettuosamente sa genti arrubia (il popolo rosso) mentre come sostantivo signolare acquista un’accezione non tanto positiva dato che viene nominato su mangoni (goffo, spilungone) forse per via delle sue movenze non del tutto disinvolte.

Si tratta però di un elegantissimo trampoliere alto circa un metro e quaranta che riesce a raggiungere i due metri di estensione quando è in volo regalandoci degli spettacoli mozzafiato dovuti al contrasto dei suoi colori ma anche dalla caratteristica disposizione a “V” assunta dal gruppo in volo. A rendere la sua silhouette particolare è la forma allungata del collo e le lunghe zampe che muove continuamente sui fondali per scovare del cibo ottenuto grazie al particolare becco rosa dalla punta nera che, munito di lamelle interne, gli permette di separare il fango da ciò che pesca. Spesso lo vediamo con la testa immersa dentro l’acqua o su una sola gamba, posizione che assume, a quanto pare, per non disperdere calore quando l’acqua è troppo fredda.

Pare esista da almeno cinquanta milioni di anni e attualmente vive in Pakistan, India e sud Africa anche se nidifica solo in Europa. Varie sono le regioni d’Italia a ospitare ogni anno le numerose uova degli amici pennuti anche se il primato, come prima colonia di fenicotteri rosa, spetta alla Sardegna in quanto nel 1993 la prima nidiata fu identificata proprio in uno degli stagni sardi - Stagno di Molentargius – che da tempo gli ospitava durante l’estate.

I pennuti rosa prediligono paludi, stagni e riserve naturali e per gli amanti del birdwatching e della fotografia naturalistica in Sardegna li si può agevolmente scrutare o fotografare presso la laguna di San Teodoro o dagli stagni Longo e Foci, Sa Curcurica, Santa Gilla, Molentargius, Sal’e Porcus e negli stagni di Cabras, di Santa Giusta e di Chia.

Ma perché è rosa? Il fenicottero si nutre prevalentemente di alghe, piante acquatiche, gamberetti, ma soprattutto di crostacei tra cui l’Artemia salina, ricchi di carotenoidi, pigmenti di color rosso-arancio, che conferiscono il caratteristico colore rosa alle piume.

È un instancabile volatore (riesce a percorrere anche settecento chilometri in meno di ventiquattro ore) e ha un animo gregario infatti, vive e ricerca il cibo insieme ai suoi simili. Anche il corteggiamento si svolge attraverso un rituale collettivo a cui possono prendere parte fenicotteri già “impegnati” (è una specie monogama) e il richiamo può essere rivolto anche a individui dello stesso sesso. In realtà la ritualizzazione - che dura un paio di settimane è data dall’apertura continua delle ali alternata alla rotazione ripetuta del capo e il tocco del becco sulla livrea – ha la funzione di stimolare il gruppo in modo tale che avvenga una riproduzione collettiva e una successiva deposizione sincronizzata delle uova a puro scopo difensivo in quanto i pulli una volta nati vengono accuditi da diversi adulti mentre i genitori vanno a cercare da mangiare per i piccoli.

Né i birdwatchers né i fotografi si lasciano scappare lo spettacolo che ogni anno sa genti arrubia regala al passante tra la fine di maggio e gli inizi di giugno quando entrambi i genitori rosa costruiscono il nido di fango, alto una quarantina di centimetri, e lo collocano a una distanza ravvicinata dagli altri. Entrambi provvedono alla cova dell’unico uovo che avranno. Il pulcino lascia il nido dopo una decina di giorni e si sistema accanto agli altri ma solo dopo ottanta giorni impara a volare e prima di diventare rosa dovranno aspettare ben tre o quattro anni

Il volatile ha sempre affascinato ornitologi e letterati che ne hanno parlato, tra questi ricordiamo il Nobel per la Letteratura Grazia Deledda che vedendoli per la prima volta a Cagliari li descrisse in “Cosima”. Importante anche l’apporto che ci dà lo studioso Francesco Cetti che parlando del sapore della sua carne, ci dà a intendere che fosse un costume abbastanza diffuso durante il Settecento, così come l’utilizzo delle zampe, considerate materiale pregiato per la costruzione delle Launeddas.

Recentemente un gruppo di ricercatori di tutto il mondo ha dato vita al Flamingo Atlas Project, un progetto che fa capo alla Stazione Biologica della Tour du Valat  in Francia e che consiste nel rilevamento di tutti i movimenti di questa specie all’interno del bacino Mediterraneo, grazie a degli anellini che sono stati inseriti nelle zampe dei pulli e che permettono di rilevare i loro spostamenti. I dati vengono messi in questa grande banca dati che li monitora negli anni.  

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Dal 1993 il fenicottero rosa è stanziale in Sardegna. La prima nidiata fu identificata nello Stagno di Molentargius...

Le launeddas, in passato, venivano ricavate dalle ossa del fenicottero...

Leggi anche: 

Fonti:

Alziator FrancescoLa città del sole, Zonza Editori, Cagliari, 2009

Cetti Francesco, Storia naturale di Sardegna, Ilisso, Nuoro, 2000 (pag. 327)

Morelli Federico, Ricostruzione degli Spostamenti dei Fenicotteri nel Mediterraneo, Università degli Studi di Urbino

animalieanimali.it

apmolentargius.it

flamingoatlas.org

uccellidaproteggere.it

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