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Isola dei Cavoli

 

In piedi davanti al mare

meravigliato della propria meraviglia:

io, un universo d’atomi un atomo nell’universo.

 

(RICHARD FEYNMAN)

Piccolissima isola di soli quarantatré ettari si trova a settecento metri dalla Sardegna nella parte sud-est.

Si può raggiungere con piccole imbarcazioni o a nuoto per preservare l’ambiente dato che, come l’Isola di Serpentara, è considerata zona di protezione speciale (ZPS), sito di interesse comunitario (SIC) e Area Marina Protetta (AMP).

L’isola, gestita e tutelata dall’Area Marina Protetta di Capo Carbonara, ospita il Centro di Ricerche della Facoltà di Biologia dell’Università degli Studi di Cagliari. È un biotopo e gli unici abitanti a popolarla sono circa duecentocinquanta entità floristiche - tra le più comuni il cavolo selvatico, il verbasco di Sardegna, il limonio marino, la brionia sardo corsa – e la ricca avifauna che farebbe scatenare un qualsiasi amante del birdwatching a cui risulterebbe veramente semplice avvistare il gabbiano corso, il nibbio bruno, il marangone dal ciuffo, il falco pellegrino, la berta maggiore, il gheppio e tantissime altre specie di uccelli. Anche i fondali meritano un’attenta visita durante la quale è possibile, con un po’ di fortuna, avvistare i delfini o incontrare le cheppie o le tartarughe marine. Per i più audaci è invece consigliabile arrivare a dieci metri di profondità nel punto in cui il mare custodisce, dal 1979, la statua di granito della Madonna del mare, creata dall’artista Pinuccio Sciola, che la terza domenica di luglio è oggetto di una singolare processione che termina con una benedizione e una preghiera sotto l’acqua.

Dell’isola colpisce la pietra granitica e le coste frastagliate le cui piccole insenature invitano a fare un bagno e andare via subito per lasciare indisturbati gli indifesi abitanti dell’isola. Non c’è che da scegliere la cala da cui tuffarsi facendosi trasportare dalla bellezza delle “mini spiagge” o dai nomi curiosi che portano e che racchiudono una storia.

Il suo punto più alto - a quaranta metri sul livello del mare - è rappresentato dal faro numero 1262 costruito nell’Ottocento sopra un’antica torre spagnola del 1591.

Il suo nome originale in lingua sarda è Isula de is cávurus cioè dei “granchi” che divennero magicamente “cavoli” nel corso del XVI secolo con i Pisani i quali fecero una superficiale traduzione basata sull’assonanza dei due termini. L’errore fu però trascinato fino all’Ottocento e venne definitivamente fissato sulla “Carta dell’isola di Sardegna” da Alberto Lamarmora che ebbe il merito di creare la prima cartina geografica in scala 1:250.000 basata su misurazioni precise ma non si curò tantissimo di riportare la toponomastica originale creando tantissimi fraintendimenti come avvenne per il clamoroso caso dell’Isola Mal di Ventre. Una versione più moderna fa derivare il nome dalla prepotente presenza sull’isola della Brassica insularis conosciuto più comunemente come “il cavolo di Sardegna”.

 Sul fondale, a circa dieci metri di profondità, si trova una statua alta tre metri della Madonna del mare creata dall'artista Pinuccio Sciola.

Fonti:

ampcapocarbonara.it

marina.difesa.itnatura2000.eea.europa.eu

pittau.it

sardegnacultura.com

sardegnanatura.com

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