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L'inghiottitoio più profondo d'Europa

E chi non ha ali

non deve mettersi al di sopra di abissi

 

(Friedrich Nietzsche)

L’Inghiottitoio, a singola campata, più profondo d’Europa si trova in Sardegna vicino al paese di Baunei e si chiama Su Sterru (conosciuto anche come S'Isterru), parola che in sardo viene usata per indicare sia una voragine che una distesa. Escludendo la campata unica, la voragine risulta seconda, per profondità, solo a Filo d’Ortu che si trova nel Supramonte di Dorgali.

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La gola è anche conosciuta col nome di "Voragine del Golgo" e prende il nome dall’altopiano omonimo. Si trova immersa in una zona di alto interesse ambientale ed è inclusa tra i monumenti

naturali del Piano Paesaggistico Regionale. Possiede un ospite d’eccellenza che vive nel suo interno: il geotritone sardo.  

 

Profonda ben 295 metri, attraversa la roccia basaltica per i primi ventisei e continua poi a sprofondare nel calcare, caratteristico della zona. La sua grande bocca ha un diametro di venticinque metri ma scendendo verso il basso la sua apertura si estende fino ad arrivare a quaranta metri. Gli speleologi del Gruppo Grotte Nuorese furono i primi che riuscirono a esplorarla nel 1957. L’operazione non fu per niente semplice perché la cavità era ricoperta completamente dalle numerose pietre lanciate dai visitatori che vennero rimosse nel tempo. Fino ad allora si pensava che l’inghiottitoio fosse un vulcano tanto che nelle vecchie carte topografiche si trova ancora segnalato come “Cratere Vecchio”. Subito dopo l’esplorazione ci si rese conto che la voragine fu creata invece dal crollo delle pareti basaltiche dovuto all’erosione.

 

Attualmente è stata apposta attorno ad essa una recinzione con un cancello ed è accessibile solo al personale specializzato. Per segnalarne la sua pericolosità - che in tempi passati ha visto numerose persone cadere sia spontaneamente che accidentalmente- nel 1976 venne posta una grossa croce in acciaio dal padre di un ragazzo che fu inghiottito dalla voragine nel tentativo di fotografare il suo interno.

 

Tante sono le leggende, a carattere religioso, che vedono come protagonista un serpente mostruoso che viveva dentro la voragine e che ogni anno pretendeva sette fanciulle in sacrificio. Il mostruoso rituale fu interrotto durante il XVII secolo - si narra -in seguito alla realizzazione di una chiesa, prossima alla voragine, titolata a San Pietro, promotore dell’iniziativa. Attorno ad essa furono costruite delle cumbessias e ancora oggi è possibile apprezzare il sincretismo religioso che caratterizza la storia della Sardegna. A testimonianza di ciò la presenza di un bètilo antropomorfo in basalto posta davanti all’edificio religioso e di tantissimi resti di nuraghi e di tombe dei giganti distrutti per il riutilizzo delle pietre nella costruzione di ovili, case rurali o chiese campestri.

 

La chiesa, nel 2014, è diventata la protagonista della serie spaghetti western “Quella sporca sacca nera” di Mauro Aragoni, andata in onda sul web con quattro puntate pilota e poi convertitasi in un lungometraggio di sessanta minuti. La serie dell’ogliastrino - realizzata con scarsi mezzi economici ma con tantissima qualità in tema di regia, fotografia e musica - ha ottenuto tantissimi riconoscimenti a livello internazionale tra cui i premi per la miglior fotografia, sceneggiatura, suono, montaggio e miglior interpretazione al Los Angeles Web Festival, miglior fotografia e regia al Miami Web Festival e fotografia e miglior scena d’azione al Roma Web Fest.

 

L’altopiano del Golgo, che offre tantissimi percorsi per gli appassionati del trekking, rientra nel Parco Nazionale del Gennargentu e include As Piscinas, pozze basaltiche naturali, ampliate dall’uomo in epoche molto antiche, che servivano per abbeverare gli animali e dove è sempre presente l’acqua. Non è inusuale essere accolti dagli asinelli sardi che, abituati oramai alla presenza dei turisti, si avvicinano per salutarli.

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