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La festa del Redentore 

Non è vero che l’Ortobene possa paragonarsi ad altre montagne.

L’Ortobene è uno solo in tutto il mondo.

E’ il nostro cuore, l’anima nostra, il nostro carattere,

tutto ciò che vi è di grande e di piccolo,

di dolce, duro e aspro e doloroso in noi...


(Grazia Deledda - Premio Nobel alla Letteratura)

La festa del Redentore, nata nel lontano 1901, si tiene ogni anno a Nuoro durante il mese di agosto.

Viene celebrata ben due volte!

I festeggiamenti religiosi mantengono la data ufficiale della sua nascita, il 29 agosto, e consistono in una processione che, partendo alle sei del mattino dalla cattedrale di Nuoro, si snoda per le vie del paese arrivando al monte Ortobene dove viene celebrata una messa ai piedi della statua del Cristo Redentore a cui è dedicata la festa. Al rituale religioso segue una sfilata dei Costumi sardi e un cumbidu – un invito – a base di vino e dolci.

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I festeggiamenti civili, separati negli anni Sessanta da quelli religiosi, si tengono la domenica precedente al giorno 29 agosto e iniziano il pomeriggio con un coloratissimo corteo di costumi della tradizione sarda, provenienti da tutta l’Isola, accompagnato dall’esibizione delle maschere del Carnevale Sardo, dalle note musicali delle particolarissime launeddas, dall’immancabile canto di Deus ti sarbet Maria e dai toccanti Gosos. La serata si conclude con il Festival del Folklore, presso l’Anfiteatro Comunale “Fabrizio de André” - dedicato

al cantautore per aver tenuto lì il suo ultimo concerto in Sardegna -, dove lo spettatore viene cullato dalle profonde voci dei canti a tenore e dal coinvolgente ritmo del ballo sardo.

La festa del Redentore insieme alla Sagra di Sant’Efisio e alla Cavalcata Sarda rappresentano le tre punte di diamante del folklore sardo che hanno il maggior richiamo turistico dell’Isola.

La storia della festa è tanto curiosa quanto travagliata…

Alla fine dell’Ottocento si costituì, a livello nazionale, una commissione religiosa che decise di erigere dei monumenti dedicati al Cristo Redentore in vista del Giubileo del 1900: diciannove statue per diciannove secoli di cristianità e una che ricordasse Papa Leone XIII. Venti statue da sistemare sui monti di venti regioni d’Italia.

In Sardegna, fu scelto il monte Ortobene segnalato dal canonico Pasquale Lutzu di Nuoro che, tra l’altro, individuò nello scultore calabrese Vincenzo Jerace la persona più adatta a creare un monumento così importante. Si riuscirono a raccogliere per l’occasione ben 13.825 lire che ricoprirono gran parte delle spese dell’imponente statua, alta sette metri e pesante diciotto quintali, la quale fusa a Napoli arrivò a Cagliari solo il 19 agosto del 1901. Trasportarla fu un’impresa, non tanto dalla città partenopea verso la Sardegna –arrivò infatti divisa in tre pezzi – quanto all’interno della stessa isola: le tre grosse casse contenenti il monumento vennero fatte viaggiare prima in treno, da Cagliari verso Nuoro, poi su sei carri trainati a buoi verso il tortuoso monte.

Per la sua messa in posa ci vollero dieci giorni al termine dei quali una folla di ottomila fedeli, molti di essi provenienti dai paesi limitrofi, stava ad aspettare sul monte per la cerimonia ufficiale del 29 agosto. Da allora la data della festa religiosa è rimasta invariata. La celebrazione non si fermò neanche durante le due Guerre e l’organizzazione della festa passò dalle iniziali congregazioni ecclesiastiche all’Opera Nazionale del Dopolavoro durante il Fascismo. Per alcuni anni fu affidata all’ESIT che cercò di rilanciarla sul piano turistico, successivamente passò ai comitati spontanei e nuovamente a quelli religiosi che nel 1964 abolirono i festeggiamenti civili in quanto i veti imposti dal Clero nelle precedenti edizioni – portare le donne a cavallo, usare la fisarmonica, allontanarsi dalla processione per farsi dare delle bibite, portare dolci o cestini alla processione, scattare fotografie e intonare canti non religiosi, etc. – non vennero rispettati. Attualmente la festa religiosa viene organizzata dagli enti ecclesiastici mentre quella civile viene coordinata dal Comune di Nuoro.

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La statua racchiude in sé molto dolore ma altrettanta passione…

Vincenzo Jerace, carissimo amico di Pasquale Lutzu, fu veramente felice di ricevere l’incarico di creare un monumento per il Cristo Redentore. Non una semplice statua ma “la statua” che avrebbe cambiato la vita di Nuoro definita da molti “l’Atene dei sardi” sia per via del suo carattere battagliero – avvenne lì la rivolta di Su Connottu – che per il suo spirito artistico in quanto diede i natali a personaggi come Grazia Deledda, Sebastiano Satta e Francesco Ciusa.

Alcuni particolari della statua raccontano due dolorosi episodi della vita dello scultore.

Il mantello bronzeo del Cristo - che sorregge l’intera scultura e che produce un senso di instabilità della stessa nell’osservatore - nasconde nel lembo estremo della parte destra il volto sorridente della figlioletta Maria morta durante la creazione della statua, mentre il palmo della mano, racconta la tragica morte della moglie Luisa con un’incisione “Luisa Jerace, morta mentre il suo Vincenzo ti scolpiva”.

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La Sagra del Redentore diventa ogni anno un'ottima occasione per conoscere i prodotti gastronomici e artigianali sardi grazie alle numerose bancarelle e ai vari laboratori che permettono al turista di vedere la lavorazione dei prodotti locali. Pane carasau, mirto e

cestini di vimini non mancano di certo durante queste giornate. Con un po’ di fortuna è anche possibile assistere al gioco della Murra improvvisata dai ragazzi nuoresi.

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Gli appassionati del trekking possono intraprendere vari percorsi sul monte granitico il quale offre spettacolari scenari per via della vegetazione e delle forme particolarissime delle rocce adatte anche per l’arrampicata. Una tappa d’obbligo è la fontana di Sa Rachidina che si trova nel cuore del monte in prossimità di grotte e anfratti ma anche di domus de janas. Percorrendo il sentiero numero 101 del FAI si può incappare in diverse varietà di orchidee e di varie specie animali tra cui il gatto selvatico, la lepre sarda, la martora, la volpe e la donnola. Gli amanti del birdwatching possono scorgere sui cieli nuoresi una molteplicità di volatili tra cui ghiandaie, poiane, pernici, tortore e con un po’ di fortuna l’astore e l’aquila reale.

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Chi ama le particolarità inoltre non si può lasciarsi sfuggire una visita a Sa Conca. Si tratta di un ovile ricavato all’interno di una roccia – era molto usuale in passato che i pastori costruissero su ripari naturali – e la sua forma ricorda un fungo tanto da meritarsi il soprannome di “casa fungo”. Attualmente Sa Conca è tenuta da una famiglia che possiede un allevamento di capre da cui ricavano un delizioso formaggio.

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Il trekking urbano è un’altra possibilità per viversi Nuoro. É d'obbligo la passeggiata nei due rioni storici Santu Pedru - storico quartiere di pastori e banditi - e Seuna, dove risiedevano contadini e artigiani. Le tipiche case in pietra - alcune arricchite dalle citazioni dei libri di Grazia Deledda – accompagnano il visitatore nel suo interessante cammino verso la “Casa Museo Grazia Deledda”, premio Nobel alla Letteratura. Gli amanti dell’arte contemporanea non possono saltare la visita al MAN e a TRIBU mentre gli appassionati di antropologia non possono tralasciare di vedere il Museo del Costume.

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Per gli incontentabili a pochi chilometri di distanza da Nuoro è vivamente consigliata la visita presso la frazione nuorese di Lollove abitata attualmente da una quindicina di persone.

Fonti:

Deidda G. Della Maria A., Sagre, riti e feste popolari di Sardegna, Janus sr.l, Quartu S. Elena, 1987

festadelredentorenuoro.it

medasa.it

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Per costruire la statua del Redentore si riuscirono a raccogliere 13.825 lire.

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